Il fragile dipinto

Ho sempre pensato che la musica, con le sue canzoni, generasse un mondo parallelo in cui emozioni e stati d'animo potessero prendere vita senza mettere in conto il giudizio altrui. Infatti, ci sono canzoni che con le loro parolemelodie riescono a prendermi per mano, portarmi dentro di loro, e addirittura, mutare completamente il mio umore attuale. Di fatto, alcune volte questo mi fa anche paura. Magari, in quel preciso istante in cui dalla riproduzione casuale di Spotify, prende vita quel brano capace di toccare determinati lati fragili di me, io non sono preparata a sostenerlo, e a sostenerli. Sento un leggero crampo nello stomaco e, da codarda, premo il tasto per cambiare brano. Eh già, spesso mi ritrovo a temere la stessa cosa in cui mi rifugio ogni giorno. Forse perché riesce a dipingermi alla perfezione, e io non sono sempre pronta ad affrontarmi, in tutte le mie sfumature. 

A proposito di questo, qualche mese fa, ho conosciuto una canzone capace di suscitare in me le sensazioni che vi ho appena descritto. Si chiama "Mena dipinge le nuvole" e il suo creatore è un rapper emergente, Pathos. A mio modesto parere un ragazzo davvero bravo, dolce e pieno di ferite che sa descrivere perfettamente tra le righe dei suoi testi. La sua voce e la profondità che mette nelle parole, mi hanno colpito fin da subito. La canzone fa parte del suo primo album, "Pathos", presente anche su spotify. Comunque, vi lascio di seguito il link del video su Youtube. 

Un paio di settimane fa notai una cosa assai curiosa: la canzone in questione mi ricordava per molti aspetti un posto dietro il liceo scientifico della mia città, Gela. Mi balzò l'idea in mente di fare alcune fotografie in grado di descrivere la canzone e il personaggio portato in sè, Mena. Mena soffre della sindrome di Asperger, un grave disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti nell'interazione sociale.


Mena è una ragazza di 16 anni e il suo rifugio è la pittura. Dipinge le nuvole del cielo scuro e triste che la sovrasta; e disegna meravigliose viole in cui si riparano i suoi occhi grandi. Non riesce a trovare contatto con un mondo che le sembra fatto di spine, un mondo che la giudica e sottolinea ogni giorno il suo essere diversa; cammina spesso nel "viale dei suoi sogni" alla ricerca di una salvezza che la faccia volare via da quella contrada buia e spenta in cui vive. Non c'è differenza tra giorno e notte, il suo cuore appare pieno di incubi che il colore della tela riesce ad esprimere alla perfezione. Si sente sola e inizia a barcollare. Inizia a spegnersi e ad appassirsi, come un vivace fiore in mezzo ad un campo incolto. Il suo sorriso muore ed è un fiordaliso troppo fragile per ricrescere. "Nere mani, dure e fredde, la toccavano. La uccidevano." Non riesce a farsi sentire e nessuno nota il suo mostro.  Rimane zitta e combatte da sola una battaglia che non riuscirà a vincere. 


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