L'essenza dell'uomo

Il concetto di anima è dai tempi più antichi sulla bocca di tutti, affascinando uomini di diverso stampo che nel tempo ne hanno colto diverse sfumature. Filosofi greci come Socrate o Pitagora ne hanno analizzato le caratteristiche arrivando a formulare un pensiero che studiamo ancora oggi. Inoltre, diversi poeti famosi hanno trattato questo specifico argomento descrivendo le loro personali emozioni in merito. Purtroppo però lo stesso non vale per la musica o per l'arte, dove l'anima passa in secondo piano e si preferisce descrivere qualcosa di più visibile e attestato come reale.

Proprio uno tra i miei rapper preferiti ha realizzato una magnifica canzone su questo tema: Mezzosangue.


Il pezzo in questione si intitola De Anima. Sarebbe dovuto essere una traccia dell'album "Soul Of a Supertramp", ma fu pubblicato singolarmente per problemi di copyright. Il cantate riteneva inaccettabile cambiare la base di una canzone a cui era così profondamente affezionato, e perciò preferì farla uscire come singolo.
https://youtu.be/AneAOqbCTVQ

Si tratta di un dialogo interiore con un incredibile linguaggio metaforico e una notevole profondità, accentuata grandemente dalla melodia in sé. In esso l'autore si guarda allo specchio e per la prima volta vede la sua anima, e non il suo viso. La personifica quasi come in una donna dagli occhi gelidi, vendicativi, stanchi per il troppo squallore visto nel mondo; una donna ferita, con i lividi sul volto e i tagli sulle braccia. Ripercorre con la voce tutte le sue delusioni, gli amori devastanti e le lacrime spinose. È arrabbiata poiché nonostante gli sia stata sempre accanto, lui non l'ha mai protetta; invece, l'ha lasciata in balia di chi col tempo le ha tolto tutta la forza. Con una pistola puntata sulle tempie, lui è esterrefatto: non si era mai reso conto di quanto la sua anima fosse così arrivata al limite. Solo guardandola finalmente negli occhi riesce a scorgere dei troppi che l'hanno trattata con superficialità e cattiveria, dei troppi che l'hanno resa così insicura e fragile. La colpa è solo sua e dei suoi errori, commessi per l'eccessiva fiducia data incautamente a chi sembrava potesse essere un valido pezzo di cuore. Se solo lui fosse stato meno ingenuo, disponibile, buono e se di volta in volta si fosse preso più cura di se stesso, piuttosto di chiunque si fosse avvicinato con una parvenza di buone intenzioni. Se non avesse continuato a donare la sua anima a chi gli regalava una piccola porzione del suo fasullo amore, ora forse lei non l'avrebbe ucciso. Il messaggio dell'autore è proprio questo: noi, la nostra anima, siamo fatti di vetro e anche se le ferite si risanano, le conseguenze rimangono, e prima o poi tutto questo ci ucciderà.

L'arte a volte riesce anche ad esprimere il concetto dell'anima logorata e piena di oscuro dolore. Come nel caso della magnifica scultura Ghost Girl del londinese Kevin Francis Gray, artista dedito a rappresentare la solitudine e l'insicurezza dei giovani contemporanei, addestrati a mascherare la loro vera essenza per non imbattersi in uno sgradevole giudizio immeritato. L'eleganza e lo stile greco classico adottato attribuiscono alle sue opere una tetra raffinatezza.  

                                                  
Di bellissimo marmo bianco rappresenta una giovane donna con il viso rivolto verso il basso, ricoperto da una cortina di perline. Ma, la sua reale anima, emerge solo tirando indietro la cascata di cristallo, dove appare una lugubre faccia scheletrica. Inoltre guardando con attenzione possiamo notare anche dei segni di autolesionismo sulle braccia, poste appositamente dietro la schiena per invitare l'osservatore a guardare tra le righe delle sue sculture. A questo punto la superficialità della maschera di perle può essere sostituita da un incessabile pianto di dolore e un marginale scudo di paura. 


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